Per la giornata di oggi avevo già preparato un post dedicato a chi ritiene la nostra Parrocchia, la nostra Basilica, i nostri simboli una proprietà privata da gestire in base ai suoi capricci. Avrei ricordato un episodio di cinque anni fa finora mai narrato. Era tutto pronto nella speranza di smuovere dalle fondamenta l’animo di noi carottesi poi…. poi una serata ed una notte che ricorderemo a lungo in cui io ho immaginato vi siano simboli e moniti. Ed allora ho deciso di non infierire, che per il momento bastavano gli eventi che sotto i nostri occhi si stavano svolgendo e quindi ripubblico qui il post pubblicato sul mio profilo di Facebook.
“una Croce che rimane in piedi a vegliare sulle macerie simbolo di un paese, di una comunità che vuole e deve rinascere dopo che in due giorni sono stati offesi e vilipesi due simboli della nostra identità, col fuoco e con l'ignoranza hanno devastato in poche ore il cuore stesso di un Paese. Una effige alla cui ombra il paese è nato sia nella sua anima cristiana sia nella sua realtà politica ed amministrativa è stata trattata come si tratterebbe un elettrodomestico che il corriere ti consegna all'uscio di casa - a bene è arrivata la metta li nell'angolo che domani la apro e la sistemo - ed una montagna che è uno dei simboli principali che identificano Carotto ridotta in un ammasso di cenere fumante. Per chi crede al linguaggio dei simboli sono state ore inquietanti. Ora però si deve ricostruire, cambiare, riconquistare la nostra identità partendo proprio da quella Croce ostinata che è rimasta lì in piedi a gridare con forza che tutto si tiene, tutto si collega. Dove la cultura storica, il RISPETTO per le tradizioni ed i simboli vengono oltraggiati, ignorati, violentati anche il territorio, l'ambiente, la collettività muoiono. Guardiamo quella Croce e con la forza che ci darà da lassù iniziamo a rinascere con coraggio e determinazione, restituiamoci le nostra anima, quella che i nostri padri ci hanno trasmesso in modo da poterla trasmettere alle generazioni che verranno.”
poi ad ulteriore chiarimento ho precisato che
“il mio è un discorso molto ma molto più ampio. Io parlo di perdita di un'anima, di oltraggio alle tradizioni Arrivo ad immaginare, rivestendo di una sorta di poesia una tragedia, la furia di un Arcangelo trattato come una lavastoviglie o una lavatrice che in qualche modo ha voluto risvegliare il popolo che da sempre tenne come popolo suo con il linguaggio a cui la Chiesa da grande importanza, quello dei simboli. L'Arcangelo della luce e del fuoco che esattamente nel giorno in cui viene oltraggiato scatena la sua furia ma lascia intatta una croce, la Croce per cui ha sempre combattuto, la Croce di Cristo ma anche la Croce simbolo della sua Piano. Decide di risparmiarla ed anzi di darle nuova forza e nuovo vigore lasciandola lì come un monito affinché si ci decida a cambiare TUTTO, si ritorni ad un rispetto per le sacre tradizioni e le sacre effigi che i nostri padri ci hanno consegnato. L'angelo della legalità che pretende si ripristini la legalità nella nostra parrocchia. Lo canteremo per nove sere il suo inno in cui tutti noi recitiamo:
Di mille e mille capitan le schiere,
Serrate, per Te pugnano:
Ma, vincitor, la croce
Inalbera Michele, invitto alfiere.
Ecco ieri l'Arcangelo ha inalberato la sua, la nostra Croce li su quella montagna, indicandoci con forza la strada da seguire. Ovviamente il tutto è solo una mia visione letteraria, di certo si è trattato solo di una serie incredibile di coincidenze come fu una coincidenza la sua partenza sotto la neve. Ma sì sono solo coincidenze....”
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