18 aprile 2025

Salviamo l’Inno del Calvario: un appello per il futuro delle nostre tradizioni

Scrivo queste riflessioni nel giorno del Venerdì Santo 2025, mosso da una sincera e profonda passione per le nostre Tradizioni. Se si domandasse a un carottese, di qualunque età, quale sia l'inno che più rappresenta la Settimana Santa a Piano, sono certo che la risposta della stragrande maggioranza sarebbe
: "Al Calvario".

È l’inno che portiamo impresso nel cuore, inciso nel nostro DNA. Le sue note sembrano risuonare perfino nelle pietre delle nostre strade, tanto da rendere inimmaginabile una Settimana Santa senza il loro struggente eco.

Ne è prova quanto accadde nel 2022, quando – a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia – i cori dei bambini e dei ragazzi non poterono prendere parte alle processioni. Giunti all’altezza della piazza principale, il coro del Miserere interruppe l’esecuzione del salmo per far risuonare le note del Calvario. Non si poteva – non si doveva – farne a meno. Anche nel silenzio imposto, quel canto doveva trovare voce.

Eppure, da anni, assistiamo con preoccupazione a una costante e significativa diminuzione del numero di bambini e ragazzi che danno vita a questo coro. Nella notte appena trascorsa, erano soltanto venticinque a intonare l’inno, e temo che questa sera il numero non sarà molto diverso.

Le cause di questo calo sono in parte demografiche: la diminuzione delle nascite è un fenomeno che nessuna confraternita può contrastare. Ma ciò non basta a spiegare una flessione così drastica. Altri cori composti da bambini e bambine, infatti, continuano a essere vivaci e numerosi.

A mio avviso, il nodo centrale è rappresentato dalla composizione del coro del Miserere che, da quando a Piano si è adottata la versione del Selecchy, accoglie anche i più piccoli, sottraendo di fatto linfa e voci al coro del Calvario.

Se davvero desideriamo salvaguardare quello che è, a tutti gli effetti, l’inno identitario della nostra comunità, è necessario agire con decisione e senza ulteriori indugi. Le proposte che avanzo sono due:

  1. Stabilire un limite d’età per l’accesso al coro del Miserere, ad esempio fissato ai 16 anni. I ragazzi al di sotto di questa soglia dovrebbero partecipare esclusivamente al coro del Calvario, com’era tradizione.

  2. Aprire il coro del Calvario anche alle bambine e alle ragazze, attingendo, ad esempio, a coloro che già animano con passione il coro del Genti Tutte. L’esclusione femminile dalla Processione Nera rappresenta oggi un'anomalia sempre più difficile da giustificare e difendere. Un primo passo verso una maggiore inclusività, proprio attraverso il canto, potrebbe ridare slancio e futuro al nostro coro più rappresentativo.

Comprendo bene che queste proposte potrebbero suscitare perplessità o resistenze, soprattutto tra i confratelli più legati alla tradizione. Ma la storia – come la parità tra i sessi – non si può fermare. Prima o poi, queste aperture arriveranno. Perché allora non iniziare ora, nel segno della consapevolezza e dell’amore per ciò che siamo stati e vogliamo continuare ad essere?

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