Nico Taminto oggi vive e opera a Sorrento ma è nato Gragnano 63 anni fa ed era lì quando, otto anni e sesto di sette figli, i suoi genitori decisero di mandarlo in collegio. Un'esperienza che lo segna a vita. Dotato di una predisposizione naturale alla pittura, il suo cursus honorum è quello di molti: scuola media, istituto d'Arte e Accademia di Belle Arti di Napoli. Poi sceglie l'insegnamento e nella sua pittura abbraccia il filone surrealista subendo il fascino di Dalì. Ma il suo è uno spirito tormentato e inquieto che si spinge oltre e lo porta a sperimentare sempre più ardite soluzioni pittoriche. Così alla fine degli anni '80, inventa la de-pintura, una tecnica che sfrutta la scolorazione artificiale della tela jeans tramite l'uso della candeggina, per creare le immagini; e proprio con un'opera jeans, nel 1990, vince il premio "Arte Mondadori". E poi ancora sperimenta i "Caffè d'Autore", opere dipinte con il caffè. Ma il passato ritorna e tra "candeggine e caffè", nell'autunno del 2003, dopo diciassette anni e una grande nostalgia, ha ripreso a dipingere con i colori a olio.
Tanti i premi, ma nessuno lo libera dall'inquietudine. E' così che arriva il libro. Taminto scrive e il suo racconto autobiografico ha un titolo dolcissimo "Piccole Ancelle di Cristo Re". Una trappola. Uno specchietto per le allodole che nasconde la cruda realtà di un'infanzia costretta tra le mura di un collegio dove è la non-pedagogia della violenza a imporsi su tutto. Il racconto di Taminto è un diario veloce della memoria che rivela il bisogno urgente di liberarsi dell'orrore e del trauma che per anni ha conservato come un marchio dell'anima. E' l'outing di un uomo che ci ricorda quanto l'educazione di tanti sia passata per i "Fraticielli manamoscia" di turno, rimasti ancora oggi impuniti. Ma Taminto fa nomi e cognomi, e racconta. Tutto. Spiega il perché di un'omertà condivisa da tutti e quanto la sua arte, i suoi disegni siano stati la sua salvezza: nel collegio-serraglio del "Piccole Ancelle di Cristo Re" di Portici disegnava fumetti, li copiava e li inventava, e i suoi compagni d'avventura se li contendevano. La pittura ha sublimato il suo desiderio di vendetta, la sua angoscia di bambino traumatizzato, consentendogli di essere oggi uno straordinario docente, un artista sensibile ma sempre consapevole che dalla propria infanzia non si può sfuggire. Mai.
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