Si apre la Settimana Santa, la nostra settimana, quella delle nostre belle tradizioni che ci conducono alla nostra Pasqua che è il Venerdì di Parasceve. Ancora una volta ci ritroveremo lì ad attendere sotto la luna piena primaverile l’uscita degli incappucciati. “La notte è quieta senza rumore, c'è solo il suono che fa il silenzio” “il buio ha preso con se le palme, sembra che il giorno non sia esistito…” questa è la notte che è solo nostra, solo di chi l’ha vissuta sin da piccolo, di chi sa che significa assaporare l’odore di incenso misto a quello dei fiori di arancio e delle pastiere che si stanno cuocendo nei forni, di chi in questa notte magica attende al bordo della via l’apparire in lontananza della luce fioca e tremula dei lampioni che anticipano il giungere del suono dei tamburi. Una notte, quella del Venerdì Santo in cui “sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato…”, uguale da secoli ed uguale per secoli a testimoniare chi siamo, le nostre radici, la nostra identità che non puo’ essere in altro posto che sotto quei cappucci che furono indossati dai nostri genitori, dai nostri nonni, dai nostri avi la cui memoria si è persa nella notte dei tempi e che saranno gli stessi cappucci che indosseranno i nostri figli ed i figli dei nostri figli come un simbolico testimone di appartenenza ad una storia.
Come una sola famiglia seguiremo quegli incappucciati, rossi, neri o bianchi, li seguiremo sino a quando “La notte,.... sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato” in una fredda alba crepuscolare, li seguiremo perchè loro da secoli portano le nostre domande senza risposta, le portano all’instancabile sentinella a cui con insistenza chiediamo da sempre “Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell” ("Sentinella, quando finisce la notte? Dimmi, quanto manca all'alba?”) ma la sentinella da secoli non ci risponde semplicemente ci dice che “io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate, tornate ancora se lo volete, non vi stancate…” e loro, i nostri incappucciati, ritorneranno perchè importante non è la risposta ma la caparbietà nel domandare, perchè la notte fatta di violenze, soprusi, ingiustizie sta per finire ma il nuovo giorno ancora non è qui e quindi i nostri incappucciati dovranno uscire di nuovo l’anno venturo, il secolo venturo, il millennio venturo per portare instancabili alla sentinella i nostri dubbi e il nostro desiderio di giorni migliori consapevoli che la risposta è già nella richiesta anzi la risposta è la voglia di tornare a chiedere. Ed anche tra molti anni troveranno ad attenderli, ad accompagnargli nel loro eterno cammino, la loro gente nella notte di luna piena che apre la primavera, li troveranno sul sagrato, sulle vie a testimoniare un’appartenenza ad una comunità, testimoni forse inconsapevoli di una storia fatta di odori, suoni ed emozioni che altri hanno scritto prima di loro per secoli e secoli e che altri continueranno a scrivere negli anni a venire. Questa è la magia segreta di una notte unica, la nostra notte, la notte degli incappucciati!
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