18 novembre 2015

UNA CHIESA IN ROVINA di Ciro Ferrigno

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La tremenda scossa di terremoto alle 19.35 del 23 novembre 1980 era stata un disastro.
Tra gli edifici seriamente danneggiati c’era la Basilica di San Michele. Già dall’esterno si notavano le grandi lesioni alla base del campanile, poi pietre e calcinacci dappertutto. Il timpano della facciata era crollato e tutte le pietre avevano danneggiato non poco la scala di accesso al tempio. Quando arrivai, il Parroco don Saverio Sessa era li, immobile e si guardava intorno… lo abbracciai, erano ormai più di otto anni che non frequentavo la Parrocchia, e dissi: “Parroco, non vi preoccupate… ricostruiremo tutto…” Il mio non era un plurale majestatis, ma la voce di un figlio del popolo che credeva di interpretare il pensiero di tutti. Il parroco si commosse.
A modo mio cercai di mantenere la promessa e, già nei primi mesi dell’81 con i giovani della mia Compagnia teatrale, cominciai a mettere su “Una chiesa in rovina”, un dramma sacro scritto dal grande Francesco Saverio Mollo, che avremmo realizzato con la collaborazione dell’Autore, della Corale Elpis e del Comune.
Fu in questa occasione che capitò un fatto curioso. Per la realizzazione del lavoro serviva una grande croce di legno, che avrebbe campeggiato sulla scena del Teatro Delle Rose nella parte finale del dramma. Mi rivolsi a Mastu Mario, un falegname di una certa età che aveva la bottega all’imbocco di Via Casa Lauro, a sinistra per chi viene da Piazza Cota; un gentiluomo di stampo antico, serio, solerte e timorato di Dio. Com’era ed è nel mio stile, chiesi la croce per un dato giorno, uno o due prima dell’effettiva realizzazione del lavoro teatrale, ma, per un motivo che non ricordo, quel giorno non l’andai a ritirare. Il buon Mastu Mario, non vedendomi arrivare, preoccupato del ritardo, si caricò del patibolo e cominciò a girare per tutto il paese chiedendo ogni tanto se qualcuno avesse per caso incontrato Ciro Ferrigno. Finalmente Mastu Mario incontrò la signora Tecla, le cui figlie erano impegnate nella rappresentazione de “La chiesa in rovina”, la quale gli chiese: “Masu Mario addò state jenno? Me parite Giesù Cristo!” Al che il mastro rispose: “Vaco truvanno a Ciro Ferrigno; Chillo ha dda fa’ ‘a recita int’’o tiatro e ‘nce serve chesta croce!” La signora gli spiegò che lo spettacolo si sarebbe svolto la sera del giorno successivo e che quindi poteva tornarsene sereno in bottega…
La rappresentazione andò bene; un folto pubblico seguì con attenzione lo svolgersi del breve ma significativo dramma, che si concluse con l’innalzamento di quella grande croce di legno, che simboleggiava la ricostruzione della chiesa, mentre la Corale Elpis, diretta dalla signorina Lina, eseguiva l’Inno a San Michele.
Con i soldi ricavati, furono rimesse a posto le scale di accesso alla Basilica.

Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno

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