Sfogliando l’opuscolo di quest’anno mi sono imbattuto in uno degli scritti introduttivi che reca come titolo “In cammino…”, l’ho letto con attenzione e mi sono sovvenute alcune considerazioni. Il testo è un po’ scontato e sinceramente riduttivo rispetto all’importanza delle Processioni della Settimana Santa. Siamo in tanti a camminare nella notte.... un cammino che si ripete da secoli, ma perchè ci si incammina, chi col sacco e chi ai bordi delle strade ad attenderne il passaggio?
Dare una risposta non è facile. Beh io credo che si cammini non per raccontare una storia, ma per racconta più storie. In fondo è come in un romanzo con più chiavi di lettura e non sempre quella più evidente e anche la più importante.
Ovvio che si racconti la Storia della Passione di Nostro Signore. La raccontano i martirii pazientemente ordinati seguendo l’ordine dei vangeli (compresi quelli apocrifi) che gli incappucciati portano per le vie del nostro paese. Ma se la storia che tutti noi raccontiamo fosse solo quella non si spiegherebbe il perchè da secoli tutti ci presentiamo all’appuntamento che nessuno ha fissato se non il nostro cuore. Siamo da sempre, e per sempre, tutti lì nella notte fonda, sfidando freddo ed intemperie, chi per dar vita ai cortei, chi per seguirli ai bordi delle vie, tutti attori di uno stesso racconto. La vera storia che quegli incappucciati raccontano, che tutti noi raccontiamo in quella notte, è in realtà la nostra storia. La storia di una comunità che riafferma la sua identità riconoscendo in quelle figure anonime le proprie radici. Ognuno di noi è consapevole che in quella notte di luna piena la storia si ferma e sotto quelle vesti nere, bianche o rosse non sfila l’amico, il vicino, il figlio ma sfila suo padre, suo nonno, il suo avo che mai ha conosciuto. La stessa veste, lo stesso cappuccio che oggi viene indossato da un anonimo concittadino fu indossato decenni prima da un suo caro e verrà indossato fra qualche decennio da un suo discendente, sono figure che ci parlano dal fondo dei secoli ma sono anche echi che ci giungono da tempi ancora da venire.
Questa, secondo me, è la vera storia che si narra alla luce fioca dei lampioni e della luna piena, la storia più importante perchè è la nostra, ci racconta di lontani ricordi quando, bambini, stringendo la mano dei genitori, attendevamo ai bordi delle strade l’apparire lontano delle prime fiammelle che annunciavano l’arrivo del corteo. Ci racconta della prima visita in congrega e del primo sacco indossato con l’aiuto dei confratelli, ci racconta della strana commozione che tutti proviamo alle note del Calvario, Inno che tutti conosciamo a memoria come fosse inciso nel nostro DNA proprio perchè si ripete uguale da decenni.
Limitarsi a considerare il solo aspetto religioso dei cortei degli incappucciati svilisce ciò che realmente essi sono, significa non aver capito aspetti infinitamente più importanti che essi custodiscono, significa non aver capito che sono la nostra identità, il nostro collante, il nostro essere comunità!
Per chi volesse capirne di più vi invito a leggere il brano che nel 2006 venne letto all’uscita della processione nera, è una lettera scritta da un nostro emigrante in cui egli identifica nella processione non un significato religioso o penitenziale ma una sorta di legame che lo lega alla sua terra (questo è il link http://www.pianoincipit.com/settiman_santa_2006/scuriale.htm)
1 commento:
è vero....lo pubblicai in un commento passato..in un montaggio foto video che avevo fatto....da anni seguo Maria come hanno fatto i miei avi e come già sta proseguendo anche mio figlio...una tradizione di successione familiare ???... quasi ma il senso è la continuità...passato...presente...futuro...per testimoniare senza tempo quello che siamo....FIGLI DI MARIA.
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